...le journal de bord,
                 "mural" et virtuel
presque quotidien, 
             de connaissance militante continue...
 
 


 
Segnal/azioni

libri,testi,saggi,poesia,romanzi ,libri d'arte contemporanea,ecc.ecc.,in lingua italiana:

Per le edizioni 'JOUVENCE'(via Monte Zebio 24/ 00195 Roma,website:http://www.jouvence.it;
e/mail: jouvence@jouvence.it ),

i nostri lettori internauti e non,troveranno nelle librerie italiane oppure direttamente alla casa editrice,il 'grande testo' d'arte contemporanea
sull'artista,pittore,poeta,performer,etc.,Marco Fioramanti,protagonista della vita artistica e culturale romana,italiana e internazionale.
Compagno di strada ,prima del gruppo dei trattisti,negli anni 80,nella mitica ed effervescente Roma dell'epoca 'nicoliniana';
poi, del gruppo 'Extrême Jonction',con le performist's di Berlino, fino al soggiorno parigino, negli spazi degli ateliers del Comune di Créteil,città limitrofa alla Parigi dal centro ormai turistico culturale consumista e mercantile anche nelle istituzioni ufficiali. Nel 1996,sempre con "Extrême Jonction" ed altri artisti, anche newyorkesi come Anton Perrich, Claudio Bianchi, 'ancora'compagno trattista'... ,in occasione dell'"exposition performance" 'Molecole d'amore', nasce ufficialmente,con articoli e recensioni sulla stampa francese (...Nova magazine,Le Parisien...),
il movimento CYBERETHNODADA (una sorta di antimanifesto della mouvance beat beep bit generations 2000/3000),,, in cui la 'bande ouverte' del gruppo Extrême Jonction insieme al compagno di strada, M.F,s'interroga sul fare arte,pittura,poesia,nell'epoca dell'allora nascente "cyberculture"... Il giornale 'international art magazine' "Night" dell 'ex banda Warhol,dà ampio spazio a questi nuovi artisti critici ... équipes d'artistes  che si interrogano sul loro fare arte ,e sul ruolo dell'artista pittore poeta, nell'epoca del 'modem' oppure del post modem come lo definisce, in quel periodo, il gruppo nel suo manifesto/antimanifesto cyberethnodada... 
Mentre il gruppo Extrême Jonction continua la propria riflessione  sulle nuove tecnologie,partecipando ai primi festivals della web art, come alla galleria Webbar nel Marais parigino; Marco Fioramanti indirizza le 'sue attenzioni',
di performances e di ricerca, sempre in continuo contatto e dibattito con il nostro gruppo,
verso l'ethno.Difatti, nei primi numeri della rivista del movimento 'revue transversale cyberdada, Marco F.pubblica un testo sulla sua esperienza con uno sciamano incontrato durante un viaggio di ricerca antropologica e artistica.
(L'articolo puo' essere consultato alla pagina http://www.extremejonction.scriptmania.com/
revue-cyber-dada1sur1.html )
In seguito, M.F.é stato l'artefice del gemellaggio con il gruppo romano 'Pittura Clandestina',che ha esposto ,sempre insieme al gruppo Extrême Jonction Cyberdada,all'Istituto di Cultura Italiana di Lisbona nell'ambito della settimana italiana d'arte contemporanea ed architettura.Un progetto mostra che dopo il Portogallo,sta facendo il giro dell'Europa. Questo ed altro ... in questo 'testo catalogo d'artista' di M.F...
Anche su questo sito ,nei numeri 'irregolari' dei nostri quaderni (in libreria in forma di libro), notizie e tesi di quest'artista del gruppo cyberdada, fratello e compagno di strada/d'arte/di vita e di viaggi per il mondo...
Il libro catalogo é chiaramente arricchito di molte immagini delle opere pittoriche dell 'artista.
Il testo é a cura del critico d'arte Pietro Montani,ed é disponibile in tutte le librerie italiane o all'indirizzo della casa editrice'JOUVENCE'.Oppure scrivendo all'e/mail
di questo "journal mural virtuel cyberdada"....

Presentazione del libro,GIOVEDI 6 maggio alle 21 
Libreria BIBLI (Via dei Fienaroli, 28 a Trastevere) 
INTERVERRANNO:Pietro Montani/docente di estetica/Università di Roma
"LA Sapienza"
Enrico Mascelloni/storico e critico d'arte
Renato Nicolini/l'ex-assessore alla cultura
Alessandra Vanzi, attrice
Questo sarà il testo che leggerà Alessandra Vanzi
(attrice della Gaia Scienza), durante la
presentazione, sotto il testo in originale di Borges...
Scrive Borges in "Borges y yo":
"È l'altro, è Borges, quello a cui capitano le cose. 
Io vado in giro per Buenos Aires e mi fermo, forse
oramai meccanicamente, per guardare l'arco di un atrio
e la porta a vetri con la griglia.
Di Borges ho notizie dall'ufficio postale e vedo il
suo nome in una terna di professori o in un dizionario
biografico. 
A me piacciono gli orologi a sabbia, i mappamondi, le
stampe del XVIII secolo, l'etimologia, il sapore del
caffè e la prosa di Stevenson. 
L'altro condivide queste simpatie, ma in modo vanitoso
che le trasforma negli attributi di un attore. Sarebbe
esagerato  affermare che i nostri rapporti siano
ostili; io vivo, io mi lascio vivere, perché Borges
possa tessere la sua letteratura e quella letteratura
mi giustifica. 
Non mi costa nulla confessare che è riuscito a
ottenere certe pagine valide, ma quelle pagine non mi
possono salvare, forse perché il buono oramai non è di
nessuno, neppure dell'altro, ma del linguaggio o della
tradizione. 
D'altronde io sono destinato a perdermi,
definitivamente, e soltanto qualche momento di me
potrà sopravvivere nell'altro. 
A poco a poco sto cedendogli tutto, per quanto mi sia
evidente la sua perversa abitudine a falsificare e di
magnificare. 
Spinoza capì che tutte le cose vogliono la loro
propria conservazione: la pietra eternamente vuole
esser pietra e la tigre una tigre. Io devo rimanere in
Borges, non in me (ammesso che io sia qualcuno), ma mi
riconosco meno nei suoi libri che in molti altri o nel
laborioso arpeggiare di una chitarra. 
Alcuni anni orsono ho tentato di liberarmi di lui e
sono passato dalle mitologie dei sobborghi ai giochi
con il tempo e con l'infinito, ma quei giochi adesso
sono di Borges e mi toccherà ideare qualche altra
cosa. 
Così la mia vita è una fuga e perdo tutto e tutto è
dell'oblìo, o dell'altro. Non so quale dei due scrive
queste pagina".
 

............................................
...tratto da "METRO",edizione di Roma ,mercoledi' 19 maggio 2004

...........................
IL "JOURNAL MURAL VIRTUEL CYBERDADA", RIPETIAMO E' UNO SPAZIO APERTO, libero,free ,open,...a tutti i contributi che siano chiaramente finestre di riflessione culturale per un altro mondo possibile,come risuona nel dibattito culturale del movimento new global....e nell'ambito della nostra eterna lotta ... dal 1977... come artisti e militanti per un'arte e una cultura popolare  in contrapposizione e come controffensiva alla dominazione culturale dell'ultraliberalismo totalitario come nell'italia della dittatura mediologica di berlusconi...
Per questo il nostro sito ,da anni ,cerca di comunicare non solo nella nostra lingua originaria ma anche in francese,la lingua del paese che , per il momento, ci ospita ..,. per essere un ponte di resistenza/costruzione, e, di dibattito tra gli amici,artisti,scrittori, scriventi,internautes,kaosnautes, italiani e quelli residenti  in Francia(artisti  critici cyberdada etnodada,ricercatori militanti,studenti,, lavoratori materiali e immateriali "general intellect"ecc.ecc.);quindi
una  resistenza , per una nuova democrazia e autonomia artistica e culturale.
"...L'artiste...Il produit sans s'approprier,il agit sans rien attendre de son oeuvre accomplie,il ne s'y attache pas et puisqu'il ne s'attache pas,son oeuvre restera..." La-Tseu
 
  Segnal/azione ...........

sempre per le edizioni 'JOUVENCE',
segnaliamo il libro di un sociologo recentamente scomparso,dai multiformi interessi
(fotografia,regia cinematografica,teatro drammatico ecc.)
"Sono brevi schizzi che spaziano dalla  filosofia all'antropologia,sempre acuti spesso umoristici,tuttavia pervasi da un fondo amaro."Questa, la nota nel catalogo dell'editore.
L'autore é Roberto Carleo.
Il titolo :Tanto gli spettatori appaludono sempre.
Collana 'Atlandide',pagine 88.ISBN  7801.
Solo 12 euro per un grande artista e scrittore scomparso recentemente.
In tutte le maggiori librerie italiane oppure alla'indirizzo delle edizioni'JOUVENCE'........
 
 

 
...Segnal/azione...

finalmente per la 'FELTRINELLI' é uscito il romanzo di un disobbediente,che ha avuto anche successo di critica e vendite in Francia.
L'autore si firma con uno pseudonimo,
Camille de Toledo(animatore alla radio, di tendenze giovanili,parigina e del giornale omonimo,'novamagazine).
Il titolo é Superpunk Arcimondano.
E sono le confessioni scomode di un giovane disobbediente che cerca di trasmettere il suo 'io' narrante verso il 'noi' di una generazione che ha plasmato la propria coscienza fra due date simmetriche  9/11,per il 9 novembre 1989.11/9,per l'11 settembre 2001...
...La caduta di un muro e la caduta delle due torri..Due volte 9,due volte 11,due crolli 
E.....bla bla bla .
Traduzione a cura di A.M.Ferrero.

 
Segnal/azione .........

Per la poesia ,un'antologia ,dove troverete anche delle brevi note di Erg e Es, del gruppo E.J.
In copertina un'opera pittorica di Ermanno Senatore,dal titolo "Il monte analogo", in omaggio agli artisti e poeti del gruppo della rivista "Le Grand Jeu",e particolarmente a Réné Daumal che insieme al pittore Sima e al poeta Gilbert Lecomte animarono la vita artistica e intellettuale dell'epoca della Parigi capitale internazionale dell'arte e della cultura,prima di essere surclassata dalla New York negli anni 70...
L'opera e la vita della  poetessa Luisa Farina 
sono ripercorse, nell'antologia che ha per titolo "Nella malinconia,il canto si fa gioia" , dal critico Fulvio Castellani. Edizioni romane 'GABRIELI'.
L'antologia ed altre raccolte di poesie di Luisa Farina sono reperibili nelle librerie italiane oppure all'indirizzo delle edizioni Gabrieli,via del Gelsomino 92/98/ 00165 ROMA.

Segnal/azione .........

Parigi 15 Aprile 2004./Alla ricerca,come sempre nelle biblioteche parigine 
di testi possibili e sconosciuti per il pubblico italiano,anteprime o chicche non 
ancora tradotte in Italia, continuo il nostro lavoro di "passeurs" dal nostro 
osservatorio in bilico tra Francia e Italia.Un libro dal titolo emblematico:
"Marx é diventato muto???"
L'autore é Moishe Postone, professore di storia 
all'università di Chicago,specialista della storia delle idee in Europa..
Le edizioni francesi, per chi fosse interessato a questo autore controcorrente della critica anticapitalista, sono le "Editions de l'aube"/collana intervention/ diffusion "Seuil'
In tutte le librerie parigine
Segnalazione/Recensione di Angelo Ermanno Senatore......./
Con la mondializzazione del capitalismo,la storia sembrava concludersi.
Marx é morto,come dicono in giro,da anni,le innumerevoli tesi dell'ideologia neo ultraliberale. E , il nostro autore afferma  che non c'é da allarmarsi, se per Marx s'intende il marxismo tradizionale con la sua apologia della società del lavoro,oppure un  socialismo detto di stato, Oppure come qualcuno lo chiamava, capitalismo di stato, l'altra faccia della medaglia del fratello nemico americano . Con Moishe Postone si ha un'altra lettura di Marx.
Perché,- dice sempre l'autore,-che il capitalismo sia mondializzato non vuole certamernte dire che é diventato più umano...
La lettura di Marx resta sempre pertinente a condizione che
si faccia un'altra lettura del marxismo dogmatico
degli anni passati..Il lavoro non corrisponde che in apparenza
ai bisogni dell'uomo..Il gioco non é quindi di liberare il lavoro 
dalla disoccupazione e dallo sfruttamento ,ma di liberarsi dal" lavoro",come valore.. tradizionale 
Con una critica radicale della società attuale e di alcuni intellettuali teorici anticapitalisti, Postone ci mette in guardia contro tutte le sotto critiche del capitalismo che,  senza distruggerlo, non fanno altro che favorirne la mutazione,come per esempio quelli  dell'associazione ATTAC francese , che mascherano la loro critica, nel movimento altermondializzazione,
al neo liberalismo , con  una critica anticapitalista.
In questi teorici -secondo l'autore- si nasconde un
semplice ritorno al vecchio classico riformismo socialdemocratico di una volta... Postone critica il capitalismo alla radice e non vuole quindi, come quelli "dell'Attac francese", limitarne gli eccessi alla dominazione liberale , come nel
caso della proposizione della tassa detta "Tobin".
Egli non propone un ritorno allo stato assistenziale
criticando il solo mercato selvaggio dell'ultraliberalismo..
Anzi,prendendo come esempio le lotte di resistenza sociale,
le lotte dei disoccupati , contro il precariato,la flessibilità , ecc,
dice che queste -permettono di pensare e sorpassare il valore della religiosità del lavoro-. Difatti in Francia abbiamo visto che le lotte degli intermittenti dello spettacolo ,confrontandosi alle resistenze dei disoccupati,hanno dato vigore a chi da tempo teorizzava avanguardisticamente la proposta per " un reddito(revenus minimum) minimo d'esistenza" per tutti gli esseri umani,o al diritto di cittadinanza come in Italia, proposto da quelli del movimento altertmondailista ecc. Sostituendosi a quelle teorie del rifiuto del lavoro e alla sua centralità di una volta nelle politiche delle vecchie sinistre europee ; alle semplici rivendicazioni salariali o al diritto al lavoro come tema centrale dell'esistenza umana.
L'analisi di Postone diventa poi particolare
in Francia , dove regna una filosofia politica letteraria che
non va al di là della critica presente al neo liberalismo globale.
Arrivando fino a criticare il grande  nume Derrida che  mantiene
nel libro "Gli spettri di Marx", una critica e superficiale interpretazione del vecchio marxismo assistenziale statale, senza entrare ,-secondo l'autore americano,-dentro il cuore del capitalismo,cercando di sorpassarlo per distruggerlo e /o dare suggestioni teoriche per costruire altra cosa che una società fondata sul dio lavoro,valore unico e primordiale...
Quindi un libro e un autore da leggere per chi vuole allargare 
le proprie vedute classiche dell'anticapitalismo filosofico storico
e andare oltre le idee riciclate e tritate dell'intellighenzia
della sinistra francese ,italiana,e europea. Un autore, questo americano,controcorrente e originale forse più dello stesso Chomsky che, oltre alla sua lodevole e onesta  resistenza sociale
libertaria , non delinea di certo una possibile alternativa
al sistema capitalista che combatte da anni. 
Questo libro quindi é un invito a cercare un "dépassement" alla dominazione dell'economia liberale ... una nuova idea di sinistra alternativa e sociale ; e questo autore ,insieme ad altri, suggerisce che una nuova democrazia radicale sta emergendo; e  merita una lettura per il coraggio e l'onestà intellettuale, la resistenza al conformismo del pensiero unico che invade la vecchia intellighenzia delle sinistre social/liberali d'Europa.///////
 

Segnal/azione .........

E' la  volta di un saggio critico:
'Mito e rivoluzione poetica nel teatro d'avanguardia'
di Giuseppe Siano
per la collana "Epigrafe" della casa editrice 'Edizioni Scientifiche Italiane'.
Giuseppe Siano, filosofo della mente, autore di numerosi e noti saggi di filosofia neotecnologica é conosciuto soprattutto per il volume 'Estetica e cibernetica'(Salerno, Palladio,1994). In ambito universitario ha collaborato con i professori Mario Perniola e Francesco Piselli e collabora con il professore Mario Costa . Militante di Artmedia, é presente nei più significativi incontri internazionali sull'Estetica della Comunicazione. 
In questo saggio ha voluto offrire un'indagine sull'opera teatrale 'La Signora Proteo' di Gabriele-Aldo Bertozzi.
Giovedì 21 aprile nello  spazio di S. Maria della 
Consolazione a Cava dei Tirreni
presentazione del libro di Siano , con una mostra collettiva organizzata dall'"Editoria Campana", nella quale saranno presenti anche opere pittoriche dell'artista del nostro gruppo, Angelo Ermanno Senatore.

Altri testi critici di Giuseppe Siano sulle pagine:

http://www.extremejonction.scriptmania.com/journal muralvirtuel1.html

http://www.extremejonction.scriptmania.com/journal muralvirtuel2.html

Sulla pagina seguente un vagabondaggio 'olistico'  a partire dalle suggestione del testo di Siano...


Segnal/azioni...
----- Original Message ----- 
From: "bifo" <bifo@rekombinant.org>
To: <rekombinant@liste.rekombinant.org>
Sent: Friday, May 07, 2004 12:41 PM
Subject: [RK] Mimesi di Flavio de Marco
 
 
 

Flavio de Marco
"Mimesi"

Galleria Studio G7  Ex Falegnameria
Via Val dAposa, 4/a. 40123  Bologna.

Sabato 8 maggio 2004, ore 18.30
 
 

Mimesi è la prosecuzione di una riflessione che Flavio de Marco svolge da 
alcuni anni intorno all'esperienza della spazialità dello schermo del 
computer, e sulle categorie originarie della rappresentazione, della copia 
e del modello, una volta trasferite nella fruizione dello spazio digitale. 
L'impossibilità di distinguere la copia dal modello, la totale 
sovrapposizione dei due termini, indebolisce la rappresentazione in senso 
stretto, riducendo tale azione ad una sorta di continuo "doppiaggio", in 
cui nessun originale sussiste. Questa sorta di promiscuità tra la copia e 
il modello non riguarda direttamente il meccanismo con il quale i due 
termini entrano in relazione, quanto lo spazio in cui tale relazione possa 
realizzarsi in quanto rappresentazione.
 
 

__________________________________________________________________________
 

Il quadro lo schermo la luce
 

il quadro

Quando parliamo di rappresentazione non ci riferiamo soltanto ad una 
imitazione della realtà, ma a una speciale organizzazione della scena 
semiotica che si costituisce intorno a noi.

La rappresentazione, dice Roland Barthes, non è definita direttamente ed 
esclusivamente dall'imitazione. Anche se ci liberiamo del reale e della 
copia somigliante, c'è rappresentazione fin quando un soggetto spettatore 
getta lo sguardo su un orizzonte ritagliandovi la base di un triangolo del 
quale il suo occhio (o la sua mente) costituisce lapice.

Lev Manovic dice, più semplicemente: si ha rappresentazione fin quando noi 
siamo fuori, di fronte, davanti.  Con il passaggio dallo schermo statico 
(il quadro, la rappresentazione) allo schermo dinamico (il cinema, la 
televisione) si sono create le premesse per una fuoriuscita dalla sfera 
della rappresentazione. Soltanto le premesse. E' quando lo schermo si 
dissolve facendosi interfaccia tra corpo umano e spazio virtuale, che viene 
a compimento il passaggio dalla sfera della rappresentazione a quella della 
simulazione.

Solo quando, grazie allo schermo virtuale diviene possibile essere 
coinvolti in uno spazio che è al tempo stesso dinamico e immersivo, la 
storia della rappresentazione giunge a conclusione, e si apre una storia 
della quale non abbiamo finora intravisto che la vaga possibilità.

Su questa frontiera in pieno svolgimento (su questa frontiera che non siamo 
ancora in grado di cartografare da un di qua o da un di là, perché non 
siamo né di qua né di là) Flavio Di Marco lavora, con lenta accurata 
ironica sottile consapevolezza. Flavio ripropone lo spazio e i rituali 
della rappresentazione: il muro bianco, la tela, il quadrato il rettangolo, 
la spettatrice che si ferma a guardare. Ma quello che Flavio rappresenta è 
lo schermo vuoto, il punto d'inizio e la condizione di possibilità dello 
spazio virtuale, dello spazio post-rappresentativo.

Si parte dall'immagine di una schermata windows che fluttua mostrando 
diverse sezioni del suo spazio su uno schermo che invade interamente la 
parete. Alcune parti dell'immagine sono dipinte sul muro , come lo schermo 
che funge da "sfondo", e la percezione rimbalza dalla tela al supporto muro 
e viceversa....
Lo schermo può essere il modello di cui il quadro fa una copia?
Questa è l'operazione paradossale che Flavio compie con la sua Mimesi ironica.
 

lo schermo

Il quadro e lo schermo, la rappresentazione dello spazio e la simulazione 
dello spazio: questa transizione è qui oggetto di riflessione (riflessione, 
badate bene. Non si fa qui che riflettere, nel senso duplice di riprodurre 
visivamente e di distanziare avvicinando alla mente).

Come il quadro, anche lo schermo occupa uno spazio visibile di fronte a 
colei/colui che apre gli occhi sul mondo. Come il quadro lo schermo 
ritaglia un mondo sullo sfondo del mondo visibile.  E in quel ritaglio 
accadono segni, modificazioni visibili che paiono avere qualcosa a che fare 
col mondo.

Manovich avverte: tre momenti vanno distinti nella storia dello schermo: 
esso fu schermo statico (il quadro) poi divenne schermo dinamico (il 
cinema) ora tende a dissolversi, a scomparire, nella realtà virtuale. La 
perfezione dello schermo si dà quando lo schermo scompare e noi agiamo, 
finalmente, in uno spazio che non è più delimitato ma acquista carattere 
immersivo.

Il quadro fu luogo privilegiato della rappresentazione. La coscienza del 
pittore (ma anche la coscienza dello spettatore) si poneva davanti a quel 
ritaglio di mondo visibile e cercava di vedervi qualcosa del mondo.

Da quando è comparso lo schermo dinamico, fatto di materiali rilucenti (ma 
da dove proviene la luce che riluce nello schermo dinamico?), da quel 
momento nella storia del mondo si è introdotto un congegno capace di 
simulare realtà e di sospendere le nostre abitudini antiche di 
spettatori/spettatrici. Non siamo più spettatori/spettatrici, siamo attori 
sulla scena visibile-agibile di uno schermo che si dissolve.
 

E la luce

Nella storia della rappresentazione moderna la luce proviene da un luogo 
terreno, e potremmo dire che la luce è parte della realtà rappresentata, e 
in questo senso è una luce reale, almeno tanto quanto reale è il volto 
raffigurato, lo spazio riprodotto prospetticamente, insomma l'oggetto 
rappresentato secondo le regole di una mimesi che si condensa 
provvisoriamente nel riquadro incorniciato.

Poi a un certo punto nella storia della modernità è venuto fuori lo 
schermo. Da dove proviene la luce che vediamo sullo schermo? Proviene dalla 
nostra mente. Dalla mente di chi ha concepito costruito e programmato lo 
schermo, dalla mente di chi lo guarda e vede segni sintetici in una luce 
che non è quella del mondo. Lo schermo che vien meno è animato da una luce 
interiore, da una luce che proviene da un posto che non esiste. Ora la luce 
siamo noi, interattrici/interattori.
___________________________________________
http://rekombinant.org 
http://rekombinant.org/media-activism

     Franco Berardi                                                                                                   (BIFO)

   Segnal/azioni...
 
 Les vendredis de Chimères

Le vendredi 4 juin 2004 à 20h30 au collectif 125, 125 boulevard Saint-Germain, Chimères accueillera Philippe Zarifian, qui interviendra sur le thème suivant : « Le temps-devenir et l'engagement de la subjectivité dans le travail contemporain ».

L'accueil à la porte de l'immeuble sera assuré jusqu'à 20h45, aucune entrée ne pourra se faire au-delà.

Philippe Zarifian est professeur des universités en sociologie à l'université de Marne-la-Vallée et chercheur au GIP-Mutations des industries et des services. 

Parmi ses ouvrages, on trouvera : 
A quoi sert le travail ? (La dispute, 2001);
Travail et communications (PUF, 1996) ; 
Eloge de la civilité (L'harmattan, 1997) ; 
L'émergence d'un peuple-monde (PUF, 1999). 

Nombre de ses textes sont consultables en ligne à l'adresse suivante :
 

http://perso.wanadoo.fr/philippe.zarifian

www.revue-chimeres.org

Segnal/azioni...

Journal cyberdada in lingua italiana (per gli amici in italia,e per coloro che in Europa amano e sono interessati alla vita artistica culturale del nostro 'paese',giardino d'Europa (sic e wow)
PARIS MAI 2004. I libri segnalati  dal nostro ossevatorio italo-francese possono essere richiesti inviando e/mails...
Post scriptum: ripetiamo ...  non abbiamo una lista di diffusione... per "comunicare" con noi potete inviare riflessioni artistiche, culturali, sociali che inseriremo in questo "journal virtuel"; oppure, per analisi più squisitamente politiche , connettervi con gli amici compagni di strada del collettivo PARIGINO cui apparteniamo: BELLACIAO,tra i nostri links/contacts etc.ETC.)

Paris 28 maggio 2004/segnal/azioni librarie:
"Les aventures de la marchandise/pour une nouvelle critique de la valeur" di Anselm Jappe, Edizioni DENOEL, Paris, 2004.
...Aspettando il 'controsommet'del movimento new global, l'autore  filosofo,(esperto di Guy Debord ed i situazionisti ecc.),ci ricorda che una critica al neo liberalismo risulta vana e sterile.Il filosofo si appoggia e si concentra su Marx per dimostrare che il problema centrale della critica,lotta del pensiero alternativo radicale,é la'marchandise',e dunque il capitalismo.Questi attacchi contro la società mercantile ,consumista totalitaria, passano , attraverso la critica radicale della centralità del lavoro. Non si tratta soltanto di opporre  la difesa dello stato e dei suoi servizi pubblici ,dell'era dei trenta anni gloriosi,né di cercare di regolamentare il neo liberalismo,come vogliono fare quelli del pensiero moderato (dirigenti di  Attac,Monde Diplomatique,e socialdemocratici vari , presenti nel movimento altermondialista francese),che non é altro che un falso anticapitalismo,di critica allo stato presente ultraliberale ,TOTALITARIO MEDIATICO (come nell' Italia di Berlusconi), per restaurare un capitalismo sociale come indica anche il sociologo di Chicago ,Moishe Postone ,nel libro 'Oltre Marx', uscito in Francia per le edizioni 'De l'aube',2004. Il testo va letto 'critica/mente',cosi' come le teorie interessanti ("L'insecurité sociale", Ed. 'La république des idées', 'Seuil' 2003), del sociologo Robert Castel sul 'lavoro', la questione sociale che marcia insieme alle leggi liberticide scellerate dello stato repressivo poliziesco,etc.etc; senza sposarne certamente, le volate  finali ,liberalsociali alla Habermas,o alla Rorty,Rawls,(sic), e company .Preferiamo le posizioni teoriche di Hilary Putnam (diritto e rispetto per ogni individuo),lette nell'intervista delle edizioni "L'éclat",titre:"Définitions...'perché non si puo' naturalizzare la ragione".Quindi, senza comunque sottoscrivere tutte le proposte dell'autore,(notevole nei suoi testi/scritture analitiche sul veggente Debord della società odierna dello  spettacolo), consigliamo infine,vivamente la lettura di questo libro per la sua radicalità analitica, e per il suo livello di riflessione che risulta comunque molto stimolante  in quest'epoca di revisioni  storiche  e di vuoto smarrimento nel pensiero critico  anticapitalista ,specie in Italia,dominata da un gramscismo egemonico al contrario , da parte del regime in atto di Berlusconi ,e dei  nuovi travestiti,fascisti del partito di Alleanza Nazionale di Fini e camerati.La resistenza culturale,artistica,poetica, e chiaramente politica resta comunque primordiale in questa Italia governata in maniera totalitaria , appunto di questo  regime ,( nuovo fascismo ultraliberale) ... Una dittatura/ regime di un nuovo fascismo mediatico,, di lavaggio delle coscienze, di una parte del   popolo italiano sprovveduto e teledipendente, che subisce come nelle analisi di Nietzsche,o nei libri incubi di Orwell ,la propaganda di coloro che concentrando tutti i poteri nei mass media,stanno distruggendo la' giovane' democrazia italiana, dopo l'incubo guerriero del fascismo mussoliniano degli anni 1922/1945 ...Attraverso questa recensione post situazionista,vorrei cogliere l'occasione per denunciare e informare , visto che per scelta non abbiamo una lista di diffusione (mailing list come i nostri compagni di strada del collettivo francoitaliano' Bellaciao', a Parigi,e Rekombinant, in Italia), i nostri amici in Italia,lettori del "journal  mural cyberdada", della manipolazione/profanazione/revisione,della figura storica del grande antifascista Piero Gobetti.Abitando nel quartiere caratteristico parigino di Père Lachaise,come me, anche voi,  potrete constatare, in caso di possibile turismo qui a Parigi,che il testo epitaffio ,che accompagna la salma dello storico Piero Gobetti , risulta cambiata.Scompare la scritta sul suo antifascismo che lo porto' all'esilio e allo statuto di rifugiato resistente alla dittatura passata subita dal popolo italiano negli anni 30/40...Vorrei informarvi che la revisione storica dell'antifascismo arriva dall'Italia fino a Parigi,visto che il nostro responsabile all'estero é un certo 'signore' "in odore di fascismo" (alla vecchia maniera) .Non faccio nomi per non incorrere in sanzioni repressive, vista l'aria che tira in Italia; con una detta  sinistracentro  allo  sbando (la coalizione dell'olivo),che non riesce a resistere al potere tiranno total mediatico antiliberale, di Berlusconi  e company,dando spettacolo di divisioni(nella sua dirigenza (D'alema etc.), ed assenza (sic)di progettualità per una società alternativa realmente democratica e sociale,d'unità popolare.La vigilanza per i democratici veri resta , lo ripeto, primordiale. Non é la prima volta che il nostro paese viene contratto da questo virus di tentativi totalitari.IL fascismo non arriva sempre dalla stessa porta, a volte puo entrare anche dalla finestra, come é stato per la politica stupida dei detti post'pci dei DS di D'alema, e amici post democristiani, Prodi e co.
Il libro di Anselm Jappe , anche se non é stato veramente recensito, é diventato spunto di riflessione, intempestiva,(l'amico filosofo, resistente,militante per un alternativa sociale di sinistra,,,, Daniel Bensaid direbbe, in"'contretemps',à l'air du temps"), sulla tragica situazione italiana , ma l'urgenza del momento,ri/porta purtroppo ad occuparci della difesa dei valori della 'vera' democrazia nel nostro paese(non oligarchia); e certamente, un testo, quando é autentico, deve anzi spronare ad un aggiornamento del proprio pensiero critico,(alternativo al pensiero unico ideologico neo e ultraliberale).. 
Da anni infatti, noi artisti (groupement extrême jonction), 'chercheurs/militants' critici cyberdada , partecipiamo a questa prima internazionale di società civile,denominata altermondialista(NEW GLOBAL),con una lotta poetica per un altro  mondo possibile, per le prossime generazioni; per la cultura e l'arte al posto della 'barbarie' medievale GUERRIERA, del presente.'imparfait'../////¨°I°.herman esse./résister c'est créer(Deleuze G.)...Paris Naples no- new york...
     "Spingola Francese"                       Paris, 28 maggio 2004
 
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Nocera Inferiore (sa)
artintonlus@infinito.it
Nell' ambito della programmazione socioculturale dell' Associazione "A.-I. onlus" di Nocera Inferiore, giorno 5 Settembre alle ore 19.00, presso la porta carrese del Monastero di S. Anna in Nocera Inferiore, si inaugurerà l' Esposizione collettiva d' Arte Contemporanea dal titolo "Concept Mapping" (Mappe Concettuali)

La mostra - patrocinata dall' Assessorato alla Cultura del Comune di Nocera Inferiore - ospiterà artisti campani i cui percorsi - seppur nell' ambito di differenti stili artistici - sono stati caratterizzati da una costante sperimentazione e dalla ricerca di sinergie tra l' analisi scientifica e filosofica e la riflessione sulla nozione ed il significato del concetto stesso di Arte Contemporanea.

Lo scopo della mostra è quello di spostare il discorso artistico dai suoi tradizionali oggetti e materiali e porre l' accento sul "linguaggio" artistico e sul rapporto tra quest' ultimo ed il sistema di fruizione.

L' obiettivo che l' Associazione "A.-I. onlus" intende perseguire realizzando la mostra "Concept Mapping" è quello di promuovere - grazie al supporto delle istituzioni e di artisti del nostro territorio - l' Arte Contemporanea e i suoi modelli di ricerca e di favorire l' accesso e la fruizione di opere d' Arte Contemporanea al maggior numero possibile di cittadini, con particolare attenzione alle nuove generazioni.

Il suggestivo scenario del Monastero di S. Anna ospiterà gli artisti:

LUCIO AFELTRA - GIOVANNI CANTON - PEPPE CUOMO - ANTONIO D' AMORE - CLAUDIO DE LORENZO - VINCENZO DE SIMONE - PIETRO FALIVENA - SANDRO MAUTONE - ERMANNO SENATORE
 

LA MOSTRA RESTERA' APERTA FINO AL 30 SETTEMBRE
ORARI: LUN - MER - VEN = dalle 17.00 alle 20.30
Per visite fuori orario e prenotazioni tel. 339.17.27.416



 
 

 
INVITO

La S.V. è gentilmente invitata alla inaugurazione della mostra
e alla presentazione del libro/catalogo:

FABRIZIO BERTUCCIOLI
MARCO FIORAMANTI

Scene originarie e clandestine

Testo di Paolo Morelli

Jouvence 2004
ISBN 88-7801-369-2 
64 pag. a colori 
Euro 5,00

Galleria S. Francesco a Ripa
Via S. Francesco a Ripa, 69
00153  Roma (Trastevere)

giovedi 28 ottobre 
ore 19,00
(fino al 28 novembre 2004)
 

Orario 17-20,30 e per appuntamento (chiuso festivi) ­ Finissage: domenica 28 novembre (ore 11-14)
 

Scene originarie e clandestine

Vi dico come le cose si sono incontrate, se ci riesco e se si sono
incontrate.
A Mosca, sulla Kamennyj Ostrov, a due passi dal Cremlino, troneggia una statua enorme di Pietro il Grande inseguito da tre velieri. Un mio amico scrittore che conosce bene la Russia mi ha raccontato la storia. Qualche anno fa, con ogni probabilità nel 1992, un importante scultore russo aveva fatto una statua di Cristoforo Colombo che intendeva vendere in Spagna. Per
qualche ragione gli spagnoli la rifiutarono, provò coi portoghesi e gli italiani ma con lo stesso risultato. Puntò allora su un amico d¹infanzia, in quel momento sindaco di Mosca, e gliela propose. Quello non si è tirato certo indietro, solo che una statua per Colombo in città proprio non serviva, e allora ebbero l¹idea, tanto nessuno se ne accorge, di sostituirgli semplicemente la testa con quella di Pietro il Grande, cosa che l¹artista si affrettò a eseguire, intascando la congrua prebenda. Così ora gli zigomi di Pietro il Grande tagliano il vento siberiano, inseguiti da tre
attonite caravelle.
Mentre il mio amico mi raccontava la storia, ho ricevuto una telefonata di Alberto Gasparri che mi proponeva di scrivere sulla mostra degli artisti Fabrizio Bertuccioli e Marco Fioramanti. Bertuccioli e Fioramanti, assieme a Gasparri e a Silvio Pasqualini, da qualche anno danno vita a Roma al Movimento degli Artisti Clandestini (MAC), un sodalizio di sensibilità e di
intenti che, oltre che movimento, si potrebbe a buon diritto chiamare cenacolo.
Subito dopo sono andato nella mia stanza, dove sul comodino c¹era un grosso tomo appena uscito, La linea e il circolo, capolavoro del filosofo clandestino Enzo Melandri. Melandri si potrebbe definire una specie di archeologo nel paese dell¹Analogia, paese in cui tutti abitiamo ma che
consideriamo minore, quasi con senso di colpa. La sua ambiziosissima filosofia è il tentativo di scoprire come l¹azione legalizzatrice della logica e quella inventiva dell¹analogia possano smettere la loro remotissima 'guerra civile¹, scovando punti d¹equilibrio sempre nuovi, poco importa se
stabili o no. Per farlo, bisogna riandare a quelle Oscene originarie¹ che hanno fissato il trionfo della logica e l¹emarginazione dell¹analogia, e lanciare uno sguardo oltre quella disunione. E per questo, direi quasi naturalmente, Melandri ha vissuto da marginale fino alla sua morte nel 1993.
Allora mi sono messo a pensare.
Certo, ho pensato, l¹enormità di un Pietro il Grande inseguito dalle caravelle suggerisce molte analogie. Prima di tutte il taglio della testa.
Non solo la grettezza dell¹arte alle prese col potere, ma la cialtroneria di un potere allo sbando. Non è tanto la perenne arroganza del potere che sforna metafore, quanto invece, ho pensato, il trionfo della logica. L¹arte non sa dove sbattere la testa, noi siamo i padroni dell¹arte, quindi gliela
tagliamo, questo il grado di sfinitezza del sillogismo, inseguito da tre caravelle su una via ventosa di Mosca. Sembra un paradosso, ma è una civiltà senza testa il cui impero è la logica, quella logica che ha ridotto, a colpi di non-contraddizione, tutta l¹esperienza al campo del cosciente e del razionale, negando o minimizzando la persistenza del mistero, la sua centralità e la sua forza.
Che le cose del mondo non cambino mai è un vecchio e venerabile adagio, che non impedisce di intuirvi un movimento, forse circolare, e delle diverse caratteristiche in ogni epoca. Difatti ciò che non cambia è il continuo mutare delle forme in cui il mondo si manifesta. E la forma odierna non ha la testa apposto, almeno in questa parte di mondo. Io credo, ho pensato, che
non sia mai esistita una schiavitù così perfetta come l¹odierna, nella quale catene e manganelli sono ormai figurazioni quasi romantiche. Ogni nuovo sapere tecnologico dalla ruota in poi, ho pensato, non è solo un¹aggiunta, come insiste a dire l¹umanista, per il quale l¹uomo è sempre e comunque la
misura di tutto. Ogni tecnologia provoca mutazioni psico-fisiologiche irreversibili, dalla ruota in poi, ma è chiaro che quando i mezzi sono così invasivi, e soprattutto riguardano da vicino il sistema nervoso, allora i mutamenti riguarderanno le funzioni mentali e la loro gestione. Ecco quindi
che ci troviamo nel bel mezzo di una schiavitù ideale, addirittura utopica, senza perfino l¹evidenza dei mezzi di coercizione, senza alcun controllo centralizzato e con la figura, questa sì pare nuova, dello schiavo ebete e contento, che paga per affittare ad altri la propria mente e nel frattempo si trastulla, coi giocattoli avuti in cambio.
Tale schiavo è deprivato, non solo dell¹esperienza in sé, ma della
sensibilità sufficiente all¹esperienza. Paga la sua ebetudine con una pressoché totale incapacità a commuoversi, reso insensibile perché sempre più invaso, occupato da un sovraccarico in primo luogo visivo.
Nell¹inflazione mediatica il flusso continuo delle rappresentazioni visive an-estetizza la percezione, la depriva del senso, impoverisce l¹impatto estetico in chi è incapace comunque di goderne gli effetti. Per l¹arte ciò suggerirebbe un vuoto di speranze: a chi è dato un barlume di visione si
oppone un silenzio ostile e un¹appena più benevola irrisione. Così, a cospetto di una an-estetizzazione pressoché totale, il ruolo dell¹artista non può essere altro che quello di sciamano e stratega allo stesso tempo, prendere confidenza con la grandezza facendosi signore dell¹analogia, ma pure capace di inventare scarti e sorprese rispetto a una logica asfittica e
binaria, sempre più demente e poliziesca. Di fronte alla cecità
dell¹immaginazione, non può far altro che prendere rincorse, preferire di no, lasciar cadere appena possibile il senso imperante, tentare ogni volta riconoscimenti profondi e senza interferenze.
Allora il fiuto del visionario si mette a caccia di posture, posizioni che gli permettano di continuare a vivere, a vedere, a commuoversi e a comunicare, dedicare, la sua commozione. Inventa strategie, diventa in questo caso clandestino, o forse già lo è, naturalmente. Questa è la condizione, tale la postura, non ce ne possono essere altre. E la sua visione, perennemente in cerca di punti di contatto narrativi, di quelle
frasi del rito a cui è necessario credere per creare il mondo appena un po¹ coerente, almeno un po¹ vivibile e visibile, getterà lo sguardo necessariamente su, e magari oltre quelle Oscene originarie¹, ho pensato.
Si vede quindi come segretezza e clandestinità non siano vezzi o snobismi,bensì scelte obbligate, per chi vive l¹arte non come ammennicolo da appendersi alla mente, come professione o estensione logica, ma come atto del dare. La cosiddetta visibilità, non è forse il trionfo di una logica avvilente? Non è vero che i mediocri si mettono in fila e pagano, per mettersi in mostra? Avere successo oggi significa piacere allo stato di
ebetudine di massa. Chi potrebbe vantarsene?
Sono il fiuto e lo sguardo che accomunano il lavoro di Fabrizio Bertuccioli e Marco Fioramanti. La loro è l¹arte di chi cerca di fabbricare oggetti tramite i quali sperimentare la comunione con l¹universo. È l¹arte come vitalità, come dare, e la tonalità che li accomuna è quella dell¹artista vero ed efficace: la persistenza di un mistero che nessuna logica appurerà mai o farà finta di appurare. È l¹arte sinonimo di disciplina, l¹esercizio
delle virtù nella ritualità, nella cerimonia, il culto dell¹invisibile.
In Bertuccioli l¹impressione è che si impari a vedere allorché non si eserciti alcun controllo cosciente, intenzionale, sul proprio sguardo. I limiti della tela ampliano il tempo, ritualizzano la memoria del vago, del mistero che continua ad essere la fonte di ogni movimento del pensiero e di linguaggio. Come le forme e i colori, anche i segni si rispondono in proto-narrazioni, come un prologo innamorato e laico in cui ritmi in levare
e percezioni non rinunciabili siano in cerca di una rima comune, una cadenza, di una sinestesia. L¹instabilità della percezione si fa unica legge impermanente, e il sapere non solo viene dopo, ma soprattutto è qualcosa che possiamo soltanto immaginare. La frequente assenza di un centro e della relativa messa a fuoco rende possibile l¹agire senza interferenze, i
riverberi di luce o assonanze sono in vigile attesa. Si sta immersi in una sorta di quiete attiva, il cui valore ostensivo non è mai abbacinante, ma sempre un po¹ laterale e retinato, dimesso quasi ed accorto, come un gatto selvaggio che guardi rifare le cose del mondo, le riscopra ogni volta nascosto nel folto, e le parole per imitarle siano ancora materia, densa di colore.
Di Fioramanti invece le icone acheropite (cioè non fatte da mano d¹uomo) ci dicono che ogni intuizione, di segni e di mondi, è dovuta al duro esercizio nel solco della tradizione. Ogni tratto, ogni linea di colore, spesso vivi e sferzanti, sono contemporaneamente l¹intero quadro, che non si pone però in
alto, ma ad altezza del cuore, perché non abbiamo bisogno di trascendenza, qui in occidente, ma al contrario di radicarci alla terra e alle sue leggi, e non ha alcun senso dimenarsi, far finta di sognare o fuggire. Le icone, ma pure altri lavori di Marco, sono intagli o cesure, pause votive che ci attendono, divinazioni improvvise dovute all¹attenzione, e ci ricordano come
sia assurdo pensare che il mondo c¹era prima e ci sarà dopo di noi. Le ombre del tempo, mai ferme sullo sfondo, avvertono che siamo già come vogliamo diventare, che la vitalità originaria è sempre con noi anche se non smettiamo di cercarla, ed è la logica a suggerire che prima viene il male e poi il bene non smetterà di curarlo, è la logica a imporre l¹illusoria continuità del sé. Ma il gesto dello sciamano, caldo come quello del nomade,
talvolta apotropaico, non perde il momento presente e soprattutto non può mentire.
Perché le certezze della logica sono rigide, sempre più sofisticate e quindi fragili, e con nettezza e costanza si possono far cadere. Non forniamo troppi appigli alla logica, è la sola via. Ridando la voce a Melandri,³conviene dunque sempre cercare analogie, nella speranza che siano rivoluzionarie. Ma è come cercare l¹ago nel pagliaio. Le analogie non mancano mai. Dovremmo forse interessarci della paglia? No, la verifica si trova nell¹ago. Quel che manca non sono le analogie; sono le rivoluzioni.
Noi siamo per una filosofia dell¹ago e non della paglia. Ed essa sta o cade secondo le sorti alterne della rivoluzione².
E, per rivoluzione, noi possiamo solo immaginare l¹alternarsi di decadenza e rinascita, l¹ultima cosa che ho pensato.

Roma, 8 settembre 2004
                                  Paolo Morelli

PAOLO MORELLI, SCRITTORE, HA RECENTEMENTE PUBBLICATO "VADEMECUM PER PERDERSI
IN MONTAGNA" (NOTTETEMPO ED.)
 
 
 

Tecniche clandestine di percezione visiva

Per me non c¹è alcun modo di essere nel mondo, e perciò nessuna descrizione può coglierlo. Ma ci sono molti modi di essere nel mondo, e ogni descrizione vera ne coglie uno. (...) Poiché al mistico interessa il modo di essere del mondo, la sua risposta ultima alla questione deve risultare, come egli
stesso riconosce, il silenzio. Poiché in vece a me interessano i modi di essere del mondo, la mia risposta sarà di costruire una o molte descrizioni.1
                                                                     Nelson Goodman
 

Roma, 25 settembre 2004

Caro Fabrizio,
l¹arte, a mio avviso, è una delle sonde più efficaci per esplorare il dato reale, avendo una forte capacità di trapassarlo. È una convinzione sperimentata a lungo e verificata anche in paesi i cui comportamenti sono di gran lunga differenti dai nostri; un rapporto esperienziale, una forma obliqua, trasversale, onnivora, totalizzante del ³vedere².
Come Aureliano Buendìa nella terra di Macondo, anche io sono nato con gli occhi aperti. Una mattina fredda e luminosa del ¹54, l¹11 febbraio alle 7,37 nella clinica al 22 di Via Guido d¹Arezzo, dietro Villa Borghese, dove ora c¹è una questura. Forse già da allora cercavo di capire quell¹effetto strano
e sconvolgente che col tempo mi avrebbe preso così tanto e portato ad esplorare questo campo individuando personali tecniche clandestine di percezione visiva. 
Il nominalismo nella narrativa araba, ad esempio, ma anche nel linguaggio parlato nei paesi della mezza luna fertile, denota con un nome tutte le proprietà sensoriali che a quello si conviene: quando scrive Omare¹, descrive al contempo l¹insieme dell¹azzurro-verde, la fluidità, l¹odore umido e frizzante, il sapore salino, le forme cangianti della spuma, fino ai guizzi incontrollati dei pesci. Col tempo, sempre più mi era chiaro che qualcosa non tornava: tutti agivano Oper convenzione¹ circa la percezione della realtà, e questo potere inconscio che io sentivo così forte passava inosservato, testimone inaccessibile, di generazione in generazione. Con il diventare adulti, ci trasformiamo sempre più in ciò che crediamo essere vero, perdendo di vista la realtà, quella realtà che ci è stata presentata e insegnata con una sorta di inganno inconsapevole. Attraverso la fisica, ad esempio, si può facilmente dimostrare come sia possibile l¹ipotesi di un ³temporizzontale², sincronico e sintagmatico. Dice il fisico: ³Proviamo ad immaginare tutto l¹Universo, considerato ad un determinato istante di tempo, come un gigantesco foglio di carta steso su un altrettanto gigantesco tavolo. Ogni punto del foglio individuerà, come su una mappa o una fotografia, un certo luogo dell¹Universo a quell¹istante. Ad ogni istante avremo dunque un foglio di questo tipo, e possiamo immaginare di sovrapporre i fogli in ordine di tempo crescente: se la ³fotografia² B è più recente della A, metteremo B sopra A e viceversa. (...) Tecnicamente, questa pila prende il nome di ³spaziotempo². Il nostro ³essere qui ora² equivale ad un punto della pila. Se un evento A emette un segnale verso un evento B, questo significa che A precede B, e si trova dunque su una foto sottostante a quella dove si trova B. Supponiamo però che da B esca un segnale diretto verso A, dunque verso il passato, tale da annullare il segnale che A invia a B. Che cosa si vede globalmente? Semplicemente che A non ha inviato nessun
segnale a B. Non si vede né il segnale ³giusto² emesso da A verso B né quello ³sbagliato² emesso da B verso A. Pertanto, A e B sono due eventi non connessi né dalla propagazione di materia, né dalla propagazione di energia di alcun tipo; tra A e B non c¹è alcuna connessione osservabile. Si sarebbe dunque tentati di bollare questa costruzione come un puro gioco immaginativo
senza interesse, ma attenzione: ogni segnale trasporta informazione su chi lo trasmette. Quindi, se la costruzione è corretta, B è informato su ciò che avviene in A, e viceversa. Ne deriva che ogni evento può essere informato sugli altri eventi dell¹Universo, tanto passati quanto futuri, senza essere
connesso ad essi da segnali energetici o materiali osservabili. (...)²2. Io sono convinto che ³tutto sia pronto, apparecchiato, già sul tavolo², ma in continuo mutamento. Persa di vista l¹originaria capacità di pre-sentire le cose  - l¹abbiamo chiamata Ocasualit๠- interamente collegate al resto, come noi, gli uni agli altri, cerco di mostrarlo in chiave percettiva
(quante cose, pure reali, ignoriamo dell¹esistenza). E cioè, in certe condizioni, sarebbe tuttora possibile conoscere ciò che sta per accadere, ma non solo, anche quello che non accadrà mai. Tutto dipende dalle scelte che compiamo, istante per istante, modificando le altre infinite reali possibilità. Questa Ovisione clandestina¹ della realtà mi permette di vivere
passionalmente le cose, apprezzarne l¹attimo e moltiplicarlo,
istantaneamente, all¹infinito.
Cogito, ergo tango è il titolo di uno dei miei cinque brevi testi poetici sull'erotismo: cogito, mi concentro su di te (il prodigio che si avvera), ti concepisco nella mente, pienamente consapevole della nostra compresenza; ergo tango,  posso quindi anche toccarti, perché sei desiderata, importante,
ed oltre a sentirmi tuo, mi sento te; quale emozione più forte nel sentirsi tutt'uno con qualcuno? (³... l'ebbrezza di un momento riuscito; certi mi hanno accarezzata dolcemente, altri mi hanno fatto sentire le tue mani scorrere tra le mie gambe, le tue dita bagnate entrare dentro di me (...) È bello aver scoperto il tumulto di sensazioni (fisiche e non) che ho provato
in seguito ai tuoi scritti, questi ultimi compresi, ma quello che mi appare ancora più incredibile è la voglia che ho avuto e che ho di comunicarti e descrivere le mie fantasie²). Non sarà forse il caso d'indagare a fondo l'approccio telepatico, e concentrarsi su quei momenti magici in cui le cose subito pensate, improvvisamente accadono? L'unica regola, comunque, è quella di non cristallizzarne nessuna. Come gli spigoli di una saponetta sul
lavandino, anche noi, ogni giorno, cambiamo forma; ma anche noi, come le scarpe che piano piano si accomodano al piede, lentamente ci adattiamo (al)la vita e... non ci facciamo più caso, tutto scorre uguale; è come ³chiudere gli occhi all'interno degli occhi chiusi²3. Le nostre abitudini, trappole invisibili, sottili come nasse; noi, i pesci, ci scivoliamo dentro senza accorgercene. Senza capire che sta proprio lì, la vita, nella
consapevolezza delle biforcazioni, nell¹attimo preciso che anticipa la decisione, nella forforalità dei cambiamenti, nell¹improvvisazione conscia: la magia ordinaria¹ del Panta rei. Eppure tutti saremmo in grado di discernere l¹onda cosmica venuta dall¹Oriente: l¹ascolto del corpo nella sua
interezza. Bersagli e arcieri nello stesso tempo, siamo noi stessi la freccia scagliata forte per trafiggerci. La regola, una sola, quella del tocca-e-sei-toccato, ma allora, dipende Ocome¹ tocchi. È bene che si spiazzino le regole del gioco, in questo andare visionario.³Pazienza e anarchia nella soffitta clandestina. In un rilancio d¹eco²4. ³La maga attinge al pozzo²5 e riconosce gli esseri senzienti, l¹orecchio a terra, perennemente instabili, volutamente in bilico; un¹esistenza spinta al limite
dell¹errore, inesistenti alle regole sociali: i polpastrelli clandestini non segnano impronte nazionaliste nel censimento universale. Dovremmo usare, invece, pseudonimi all¹infinito (io ne ho già usati più di sette), invece dei tanti Luther Blisset. Dovremmo sovrapporci maschere su maschere, ma non
ce n¹è più bisogno, siamo già fuori: per scelta e per definizione. ³Ero dentro un labirinto e vedevo luci in lontananza, ma non potevo uscire: erano tutte Oentrate¹!² recitava Carmelo Bene. Per questo siamo ³TAZ² e troviamo senso pieno nel fare quotidiano, coi rischi d¹avventura (benvenuti) nel
cambio di frontiere, del colore della pelle e dei capelli. Percepire
significa abituarsi a vedere al contempo da-tanto-lontano e tanto-vicino, in silenzio, finché l¹occhio non afferra e oltrepassa la soglia, e scopre, tra il particolare e la sua ombra, la trasparenza dell¹altrove  (come accade per
alcune delle immagini scelte per questo piccolo catalogo). Il segreto sta nello stupore-dell¹attimo-sospeso, nell¹accettazione volontaria del miraggio, nell¹atto deciso, atto a metamorfosare il desiderio, in(tro)ducendo articolate strategie. Allarghiamo il nostro campo percettivo (³assai pochi hanno una idea del fatto che l¹erba illuminata è gialla², scriveva John Ruskin); in infiniti modi l¹attenzione si offre a noi spontanea, ma dobbiamo essere pronti lì a carpirla al volo. Impariamolo,l¹effetto simultaneo del sentirci ubiqui... fino a voltarci indietro trovando noi stessi dall¹altra parte della strada. L¹uso di sostanze Ocon
principi attivi¹ ci dà le certezze di un tempo irregolare - accelerato o rallentato - e ci conferma che l¹unica dimensione è quella del Opresente¹.
Come quella volta nel Maqqwanpur7, a sud della valle di Kathmandu, dopo aver bevuto Oroksi¹ (una sorta di distillato di mais mescolato con chissacché) con uno sciamano Tamang, prima di una Oseduta¹ notturna. Altre volte ho sollecitato il mio organismo a stimoli anisotropi, a percezioni destrutturate con l¹evidente e rapido alternarsi organico di lucidità estrema e subitanei stati-down. (³Le performance di Marco Fioramanti sono
dei veri e propri viaggi visuali che stimolano a più livelli l¹attenzione dell¹osservatore: l¹azione mescola il visibile all¹invisibile delle parole, dei suoni e degli odori mentre immagini a forte connotato simbolico innestano un sistema percettivo alterato che tende a modificare lo stato di percezione ordinario²8, scrive Lidia Reghini di Pontremoli). Illusione,
dunque, quella del tempo. La mancanza d¹informazioni (come nei giardini zen circondati da mura) - o il suo eccesso (come nei movimenti simultanei del tai-chi) mandano la mente in tilt. Infiniti sono i modi per diventare clandestini, basta spingersi coscientemente un po¹ più in là, sapendo che tutto quello che ora, adesso, è qui, coesiste con altro-da-sé. C¹è molto più
di quello che vediamo.
Nella figura qui di sopra (tav. I), cosa riconosci, tra i segni e le parole?
Allontana e avvicina il libretto agli occhi, finché non riconosci,
all¹improvviso, una figura sado/maso. E nello stereogramma rappresentato nella pagina che segue (tav. II), non vedi l¹atto sessuale: lui seduto al centro, parzialmente già dentro di lei, di spalle, seduta su di lui? Guarda oltre l¹immagine, incrocia e fissa lo sguardo come se guardassi in lontananza. Osserva invece quei segni sulla pietra (tav. III), non vedi come cambiano, ora vuoti, ora pieni, a seconda della luce e dell¹ombra che gli
dedichi? Di nuovo l¹attimo sospeso. Questo è, io credo, il senso dell¹arte.
Apriamo gli occhi, dunque, restiamo leggeri, ma attenti. ³Dovremmo vivere sulla terra come una ruota che gira: essa si limita a toccare terra in un punto soltanto e tiene sollevati tutti gli altri punti²9.
E quando un giorno, i brividi ci correranno all¹improvviso sulla schiena, saremo diventati clandestini anche dentro il cuore, e il tempo per noi non sarà più una cosa separata.
Buon lavoro, fratello
                           Marco
 

1. Nelson Goodman, The way the world is, Review of Metaphysics vol. 14 (1960), ne I linguaggi dell¹arte, Milano 1976
2. Leonardo Chiatti, L¹Opera e il cosmo, Fioramanti 1983-2003, Roma 2004
3. Peter Handke, Il Cielo sopra Berlino (regia Wim Wenders), 1987
4. Eva Rachele Grassi, in Marco Fioramanti, Nome di Lancia, Roma 1995
5. Sergio Sarritzu, Notte di luna piena davanti a un giardino zen, Roma 1995
6. Hakim Bey, TAZ Temporary Autonomous Zone, Roma, 1990
7. Lidia Reghini di Pontremoli, Primitivi Urbani, pp. 93-95, Roma 1998
8. ibid., p. 89
9. John B. Dunlop, Amvrosij di Optina, Magnano (BL) 2004
 

Marco Fioramanti nasce a Roma nel 1954. Inizia l'attività artistica con una grafica surrealista e tecniche incisorie. Nel ¹79 si laurea in Ingegneria civile con Giorgio Croci (³per capire le regole del gioco²). I successivi studi di filosofia sulla percezione estetica (³per decodificare quelle regole²) lo portano a capire che la sua strada è l¹esplorazione artistica.
Nel 1982 partecipa a Roma alla fondazione del Movimento Trattista. L¹anno successivo si trasferisce per 4 anni a Berlino Ovest  dove fonda il Gruppo multimediale Trattista Berlin. Qui realizza l¹installazione con la Volkswagen simulando l¹abbattimento del Muro. Soggiorna poi a Barcellona (1987) e a New York (1988) dove elabora il rapporto totem-grattacielo. Fanno seguito ricerche sul campo in Cina e Tibet (1992), Marocco (1995, 1999), sullo sciamanismo in Nepal (1997) e in Portogallo (1999-2000). Nel 1996 vive a Parigi e partecipa all¹attività del Gruppo Cyber-Dada. Nel 2000 fonda a Roma con Bertuccioli, Gasparri e Pasqualini il Movimento di pittura clandestina. 
Nel 2004 pubblica la monografia: Marco Fioramanti: 1983-2003 con la presentazione di Pietro Montani ed un testo di Enrico Mascelloni, Jouvence editrice.
Sperimenta differenti materiali mirando al recupero dei segni, dei
comportamenti e dei riti d¹iniziazione delle culture non-europee.
Vive e lavora a Roma.

www.arte2000.net ­ mfioramanti@yahoo.it 

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extremejonction@hotmail.com